Ho scoperto Potosì su una guida Lonely Planet che non mi aveva affato invogliato ad andarci. A parte il fatto che, a più di 4000m d’altitudine, fosse la città più “alta” di tutte non c’era niente che mi spingesse ad andare. L’attività principale é la visita di una miniera descritta nella guida come un percorso di guerra! Tunnel sotto terra, caldo, aria irrespirabile, un percorso di 2 ore altamente claustrofobico…”No grazie! Non lo farò mai!”.
Poi mi sono ritrovata in Bolivia e, con la voglia di scoprire la città più alta, a Potosì. Una volta arrivati in città, la visita della miniera é veramente obbligatoria! Nessuno vi obbligherà naturalemente, ma potrete comprendere ed entrare in contatto con l’anima della città solamente percorrendo le viscere del Cerro Rico. Il Cerro Rico é Potosì. È da qui che arrivava tutta la plata che ha arricchito gli spagnoli durante la colonizzazione, é qui che sono nati…i soldi! Il simbolo del dollaro deriva dal “SÌ” di Potosì. Un bel giro alla casa della Moneda vi spiegherà tutto.
Oggi la plata non c’é più ma i minatori sono ancora qua, organizzati in quelle che loro chiamano cooperativa. La cooperativa é un gruppo di minatori che si autogestisce e che applica i propri codici del lavoro. Comunque, non sto qui a dirvi tutto, loro lo spiegano meglio di me e in maniera molto più simpatica. Penserete al lato disumano della mina una volta fuori, col cielo che più azzurro non si può sopra la testa e il Cerro Rico in lontanaza. Per ora vi basta sapere che il percorso sotteraneo non é poi così drammatico come descritto nella Lonely e che sicuramente la visita vale la pena!
Salutatemi i minatori e regalate loro un candelotto di dinamite da parte mia!